Napoli – È di queste ore l’ordinanza emanata dal governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca. Un decreto che sta sollevando molte polemiche da parte dei ristoratori tra cui Vittorio Fortunato de “La Locanda Gesù Vecchio” che si sentono penalizzati rispetto ad altre categorie. La questione nasce dalla scelta degli orari dedicati al servizio da asporto.
Il decreto
Il decreto con decorrenza dal 27 aprile 2020 e fino al 3 maggio 2020, ferme restando le misure statali e regionali vigenti e fatta salva ogni ulteriore disposizione in considerazione dell’evoluzione della situazione epidemica informa che: “Sono consentite le attività e i servizi di ristorazione – fra cui pub, bar, gastronomie, ristoranti, pizzerie, gelaterie e pasticcerie – esclusivamente, quanto ai bar e alla pasticcerie, dalle ore 7,00 alle ore 14,00, gli altri esclusivamente dalle ore 16,00 alle ore 22,00, per tutti con la sola modalità di prenotazione telefonica ovvero on line e consegna a domicilio e nel rispetto delle norme igienico-sanitarie nelle diverse fasi di produzione, confezionamento, trasporto e consegna dei cibi e salvo l’obbligo di attenersi alle prescrizioni”.
L’ordinanza parla chiaro: bar e pasticcerie potranno svolgere attività di consegne a domicilio dalle 7.00 alle 14.00 tutti gli altri dalle 16.00 alle 22.00.
Vittorio Fortunato titolare de “La Locanda Gesù Vecchio”
Abbiamo raggiunto telefonicamente Vittorio Fortunato titolare de “La Locanda Gesù Vecchio” situata nel centro storico della città partenopea. L’imprenditore sostiene: “Noi ristoratori siamo stati penalizzati da questo Decreto rispetto a bar e pizzerie. Ci tengo a precisare, il mio non è un attacco rivolto a queste attività, è solo un voler evidenziare un’iniquità nella scelta degli orari dedicati al servizio di consegne a domicilio per le diverse attività legate alla gastronomia”.
Come sostiene il ristoratore, il problema che si evince dall’Ordinanza è l’orario dato ad alcuni locali rispetto ad altri: “Le pizzerie lavorando maggiormente negli orari serali non hanno problemi con questi orari che vanno dalle 16.00 alle 22.00 a fare consegne, stessa cosa vale per i bar e le pasticcerie, l’orario a loro dedicato (dalle 7.00 alle 14.00) è consono ai loro orari standard. Il problema è per noi ristoratori che lavorando maggiormente a pranzo non possiamo lavorare con l’asporto durante il nostro orario di punta. Inoltre i bar che fanno anche da tavola calda andrebbero a sostituire le nostre attività durante l’orario a noi più consono”.
Una problematica non da poco quella evidenziata dal ristoratore partenopeo che trova il sostegno anche di altri colleghi. “Di sera chi è che prenota uno spaghetto o delle polpette? La sera le persone sono più propense a prenotare una pizza o un panino” – sostiene il ristoratore.
Secondo Vittorio Fortunato, questa scelta è basata sul fatto che alcune categorie hanno manifestato di più rispetto ad altre in Tv e sui giornali?
“Spero di no. Queste decisioni vanno prese su tavoli più importanti, significherebbe che chi ci governa si vende per una pizza. Forse noi ristoratori non abbiamo avuto un nome forte che potesse portare le nostre richieste in maniera più incisiva”.
Come si sta organizzando per la riapertura?
“Mi sto organizzando che non posso riaprire. Io nel mio locale faccio anche dei panini ma con le spese che mi costerebbe mantenere aperto il locale, solo per i panini non è conveniente. Mi chiedo come faranno i ristoranti stellati, come potranno consegnare una loro prelibatezza. Non aprirò perchè non sono in grado di aprire a queste condizioni, butto anni di lavoro in una vaschetta. Dopo anni di sacrifici per guadagnarsi una posizione in maniera pulita e poi buttare tutto così. Io sono favorevole ad adottare le misure di sicurezza per i clienti i dipendenti. I dipendenti che ho in cassa integrazione nel momento in cui andrò ad aprire perderò anche la loro cassa integrazione”.
Secondo lei gli orari dovrebbero variare anche in base alla posizione di un locale situato nel centro storico rispetto ai locali situati nelle periferie?
“Volendo sì, soprattutto per i locali un po’ più lontani rispetto al centro storico che è più abitato. Questa mattina mi sono dispiaciuto del fatto di aver visto colleghi delle pizzerie gioire di questo decreto. Questo mi fa capire che non si difende più la categoria, ma ognuno la sua, quindi il ristorante e pasta, la pizzeria è pizza e il bar è cornetto”.
Quanto costerà tutto questo?
“Costerà tantissimo, il materiale e che nel frattempo sarà scaduto andrà buttato, le tasse, i contributi sono solo stati rimandati ma vanno comunque pagati per quel mese in cui non si è lavorato. Questo mese ho spesso senza guadagnare ovviamente”.
Quanti dipendenti hai e quanti posti a sedere ha il tuo locale?
“Ho cinque dipendenti. ho una sala da 35 posti a sedere, ma con le con le nuove restrizioni arriverò a 8 posti a sedere. Io farò di tutto per tutelare i miei dipendenti, sono disposto a vendere i miei beni pur di tutelare il lavoro dei miei dipendenti. Spero che tutto possa tornare alla normalità quanto prima”.
Speriamo che il governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca possa accogliere la richiesta dei ristoratori e trovare una soluzione quanto prima