Vino da meditazione e il sapore della lentezza.

vino da meditazioneIn questa situazione che ci vede costretti a rimanere in casa il Vino “da meditazione” rappresenta un buon alleato per rendere piacevoli le nostre ore di solitudine. Questo termine è stato coniato negli anni ’70 dal più grande enologo italiano Luigi Veronelli per rendere giustizia a quei vini che danno il meglio di sé se bevuti da soli.

Sono vini dolci, corposi, dai sapori e dai profumi intensi e complessi, da fine pasto, ma possono essere anche grandi vini secchi lungamente invecchiati. Il loro abbinamento ideale, quindi, è con il tempo e la pazienza, in modo da poter percepire tutte le sfumature dell’esperienza degustativa. Per esempio nei vini bianchi dolci, specie nei passiti, nei muffati e nelle vendemmie tardive, si sentono profumi che ricordano gli agrumi, la confettura di albicocca e l’uva sultanina. In quelli sempre dolci, ma rossi, i profumi sono invece più di frutta candita, fragola, spezie dolci come la cannella. I grandi rossi secchi, invece, hanno profumi complessi, di spezie, di muschio, di tabacco.

L’ Italia vanta una vasta produzione di vini da meditazione: il Passito di Pantelleria, il Marsala, il Muffato della Sala, la Malvasia delle Lipari, l’Alaetico Passito d’Elba, il Cinque Terre Sciacchetrà; tra i grandi vini rossi invece non possiamo dimenticare il nostro Taurasi, il Barolo o l’Amarone. Invece tra quelli internazionali annoveriamo: il Porto LBV, il Pedro Ximenez, il Tokaji, il Sauternes.

Per concludere vi lascio con una piccola curiosità: i vini da meditazione dolci si servono freschi. Più sono dolci e più vanno serviti freddi. Ma attenzione a non servirli troppo freddi, altrimenti ne limiteremmo la qualità olfattiva. Quelli secchi hanno bisogno di temperature più elevate, tra i 18°C e i 20°C.

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