Da oltre 20 anni negli Stati Uniti gli americani guardano Chopped, una delle trasmissioni più longeve della TV statunitense. In onda dal 2009 sulla popolarissima emittente Food Network. Chopped è una vera e propria gara di cucina che in ogni puntata mette in competizione 4 chef, che devono affrontare una serie di prove ad eliminazione per aggiudicarsi il premio in palio. Luca Annunziata 42 anni Executive Chef di origini napoletane nato a Torre del Greco ma cresciuto a Torre Annunziata, che vive e lavora a Charlotte nel North Carolina, ha vinto l’ultima puntata dello show, aggiudicandosi il premio finale. Abbiamo Intervistato Luca Annunziata per parlare con lui della sua carriera e della popolarità dopo la vittoria in Tv.
Luca Annunziata, come nasce la passione per la cucina?
“Io nasco da una famiglia di macellai, ho vissuto in mezzo alla carne. La passione della cucina l’ho sempre avuto, i miei parenti erano contadini, il mio padrino di battesimo era pescivendolo, mia madre cucinava sempre piatti diversi. La provenienza dal settore alimentare mi ha fatto avvicinare al mondo della cucina portandomi a frequentare l’Istituto Alberghiero di Vico Equense. Pensi che il mio professore è stato il padre dello chef Antonino Cannavacciuolo, un altro professore è stato Antonio Tecchia, oggi chef al San Cristoforo di Ercolano”.
Come arriva poi in America?
“La scuola manda i ragazzi a frequentare dei tirocini, ne ho fatto uno a Positano un altro al Sorrento Palace che oggi fa parte della catena Hilton. A quel punto mi proposero un tirocinio a Londra e sono stato li per due anni. In seguito ho lavorato navi da crociera, poi in Svizzera a St. Moritz e poi nuovamente le navi da crociera. E così sono poi sbarcato a New York dove sono stato per 2 anni, ho conosciuto lì mia moglie”.
Dove lavorava a New York?
“Lavoravo per una rivista americana testavamo prodotti di cucina, poi nel fine settimana andavo a lavorare gin un ristornate”.
Poi ha lasciato New York per Charlotte nel North Carolina?
“Sì. Tutto è cambiato con l’11 settembre dopo l’attentato alle Torri Gemelle mia abbiamo deciso di spostarci e far cresce la famiglia da un’altra parte. E così la scelta è ricaduta sul North Carolina. Qui ho lavorato per due catene importanti di alberghi la Hilton e la Western. In seguito decidemmo di aprire il nostro primo ristorante, poi è arrivato il secondo ed il terzo tutto in 14 anni”.



Poi la scelta di vendere tutto, giusto?
“Sì, abbiamo venduto tutto e sono tornato a lavorare per una compagnia di alberghi. Ora sono il manager di questo ristornate che si trova in un albergo oltre che lo chef. Avere dei ristoranti comporta tantissimi sacrifici. Invece ora ho più libertà”.
Arriviamo alla trasmissione, com’è nato tutto?
“Sono stato ospite di Food Network diverse volte. Ho fatto diverse esperienze in tv. Ad esempio ho partecipato ad una gara dove se ti dicono di cucinare con coltelli di plastica o con le mani indietro tu devi riuscire a farlo. Lo scorso anno mi hanno contattato per questa competizione, ho fatto diverse competizioni, questa è stata una delle più difficili. Ti danno una scatola, tu non sai cosa c’è dentro e con gli ingredienti che torvi nella scatola devi preparare dei piatti. Hai un tempo e devi pensare a cosa fare”.
Gli chef che partecipano alle trasmissioni televisive italiane hanno molto successo anche in America è così?
“Si, perchè poi i giornali si interessano a te, le tv ti ospitano, diciamo che un po’ è come in Italia, ti da molta notorietà”.






Qual è il piatto che le ha permesso di vincere?
“L’antipasto e il dessert. Come antipasto ne ho proposto uno a base di vongole. Invece il dessert era una sorta di biscotto con zabaione e pesche. La mia tattica era di fare cose italiane della tradizione cose che io conosco. Come secondo piatto c’erano le animelle, essendo figlio di macellaio le conoscevo benissimo. Le ho cucinate seguendo un’antica ricetta di mia madre”.
Veniamo alla situazione della pandemia, come state affrontando questo problema?
“Ora il ristorante è chiuso per via del Covid-19, ma abbiamo molte prenotazione alcuni sono aperti perchè hanno posti a sedere fuori, ma io non ho posti fuori, e in sala potrei ospitane solo 50% con le nuove regole, dovrei quindi aprire solo per 40 posti. Andare al ristorante è un’esperienza, andare con guanti ecc. Non è la stessa cosa”



Cosa le manca dell’Italia
“La famiglia in primis. Poi anche i prodotti italiani come il pesce, però la famiglia è quella che manca di più”.
Qual è il piatto più richiesto nel suo ristorante?
“La pasta fresca. Io faccio la pasta fresca: tagliatelle, fettuccine. Cambio il menù ogni stagione. Abbiamo un’agricoltura molto ricca qui da noi”
Tornerà in Italia?
“Io vengo una volta all’anno in Italia, quest’anno purtroppo non sono potuto venire per via della pandemia. Quando avevo il ristorante era più difficile, invece ora lavorando per una compagnia è più facile viaggiare”.
Progetti futuri?
“La compagni alberghiera ha in totale 42 alberghi, 12 di proprietà, il resto in gestione. L’idea sarebbe quella di prendere il concetto del mio ristorante e portarlo in tutti gli alberghi della compagnia e diventare il manager di questi ristoranti”.
Sua moglie lavora con lei?
“Mia moglie lavorava con me quando avevamo il ristorante. Adesso sta facendo un master in Psicologia”
Suo figlio cosa vuole fare da grande?
“Mio figlio non ha la passione per la cucina, gli piace la scienza, l’astrologia. Essere uno chef non è facile, è una vita fatta di tanti sacrifici”.
Quanto è importante che i giornali italiani parlino di voi italiani all’estero?
“È molto importante, io sono fiero di essere italiano, e il fatto che i giornali italiani raccontino i successi degli italiani all’estero è importante. L’italiano all’estero deve essere apprezzato perchè noi comunque conserviamo le nostre tradizioni e di portare la nostra cucina e le nostre tradizioni in giro per il mondo”.
Grazie a Luca Annunziata per la piacevole intervista.