L’azienda siciliana Pistì è un successo, i dolci al pistacchio non soffrono la crisi: +27%

Dal 2007 hanno iniziato anche la produzione di pasticceria. «Produciamo dolci che esaltino il nostro “oro verde” a cui viene dedicata un’attenzione maniacale. Sia per la scelta dei migliori pistacchi che per la lavorazione, utilizzando unicamente maestranze siciliane». L’artigianalità è il marchio distintivo di tutta la produzione, nonostante 44,6 milioni di fatturato del gruppo nel 2019, 80 ettari di pistacchieti, una produzione totale che si attesta intorno al 30-40% dei pistacchi brontesi, e che entro cinque anni raddoppierà, avendo in programma future acquisizioni.

Nei momenti di punta l’azienda dà lavoro a circa 200 dipendenti:la maggior parte sono donne (90% circa) under 30. Un’eccellenza italiana che, nonostante il difficile momento, punta a un +27% sul fatturato 2020, per arrivare a chiudere l’anno a 57-60 milioni.

I progetti di espansione: tra nuovo stabilimento e scuola

Nata quasi da un gioco, da due giovani che più di 20 anni fa decidono, appena ventenni, di scommettere su un progetto in grado di coniugare i dolci siciliani a un moderno business model. Nel 2000, l’intuizione di Nino Marino (ex manager creativo proveniente dal settore delle carni) e Vincenzo Longhitano (ex dirigente cresciuto in una storica famiglia di produttori di Pistacchio) è stata quella di dar vita a un laboratorio artigianale per la produzione di dolci tipici siciliani. Torroni, frutta martorana, croccanti e cioccolato, specialità alle mandorle, panettoni e colombe.

Ingredienti abbinati a un nuovo mood di ricercatezza e creatività che incontrassero il palato e la voglia di novità delle giovani generazioni. I prodotti Pistì vengono oggi venduti in 41 paesi con l’export che rappresenta il 35% del fatturato. Numeri che rendono l’azienda siciliana leader indiscussa nel settore, oltre che eccellenza del made in Italy.

Pistì: un brand riconosciuto in tutto il mondo

«La nostra crescita è dovuta a un riconoscimento della marca e della qualità che finalmente dopo 20 anni è stata capita. Abbiamo anche esplorato mercati nuovi, soprattutto esteri: abbiamo dedicato più attenzione a paesi come Spagna, Belgio, Francia e Australia dove il consumo è interessante e dove inizieremo a fare politiche di marketing mirate», spiega Marino a il Sole 24 Ore.

Un importante impulso alla crescita è stato dato dalla maggiore focalizzazione nella gdo, durante il lockdown, e nell’online che inizia a sviluppare un business interessante.Non solo pistacchi: a breve riprenderà la ristrutturazione di una masseria all’interno di un pistacchieto di 10 ettari da poco acquisito. Uno degli edifici ospitava la più antica cartiera del Mediterraneo – secondo i documenti rinvenuti -, dove i monaci lavoravano il papiro che arrivava da Siracusa per trasformarlo in carta. «Un luogo talmente magico da visitare che intendiamo ristrutturare la cartiera per farne un museo e una foresteria per eventi culturali ed enogastronomici», conclude Marino.

Pistì: i progetti per il 2021

Il prossimo anno inizierà anche la costruzione di un nuovo stabilimento per la sgusciatura e pelatura del pistacchio. Liberando spazio nell’attuale azienda per la produzione vera e propria. Al piano superiore del nuovo stabilimento si troveranno uffici e sale convegno. Il progetto prevede anche al creazione di una scuola di cultura agricola e di pasticceria.

Una vera vocazione alla cultura del pistacchio, quella di Marino e Longhitano. Al piano superiore dell’attuale stabilimento si trova già la prima galleria “formativa e informativa” di oltre 70 metri lineari dedicata al pistacchio di Bronte. Qui si raccontano tutte le tipicità di questo prodotto Dop. Il ciclo produttivo, le difficoltà della raccolta ma anche le leggende che ruotano attorno all’oro verde dell’Etna, la storia e una raccolta di personaggi famosi che nel tempo hanno apprezzato questo prodotto.

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