Il turismo del vino è sicuramente un grande un grande asset non solo dell’agricoltura italiana ma dell’intera economia. Un turismo in grado di promuovere i nostri territori, garantendo importanti ricadute in termini di sviluppo. Con la pandemia il turismo in generale ma soprattutto quello legato al mondo del vino ha subito danni ingenti.
Il turismo legato al mondo vitivinicolo deve ritornare al più presto, e lo può fare grazie a una normativa di settore all’avanguardia e soprattutto a una rete di cantine, in particolare quelle medio piccole ma non solo, che non vogliono perdere un’opportunità che è al tempo stesso un canale di vendita importante e una vetrina di autopromozione. È quanto è emerso al Senato alla presentazione del libro scritto a quattro mani da Donatella Cinelli Colombini e Dario Stefàno “Turismo del vino in Italia. Storia, normativa e buone pratiche”.
Turismo del Vino: la Legge Quadro
Anche l’assetto normativo ha fatto passi avanti visto che la legge quadro è stata già recepita da Toscana, Emilia Romagna, Abruzzo e Lombardia e sta per esserlo anche in Campania, Puglia e Sardegna. Ma al di là delle norme sarà ancora più importante definire le regole operative per un settore che conta migliaia di imprese in tutta Italia con milioni di visitatori in epoca pre Covid e che è stato quasi azzerato dalla pandemia.
La ripartenza non potrà avvenire nelle stesse condizioni di prima. D’altro canto già ci si è abituati ad adottare alcuni accorgimenti sfruttando molto di più i vigneti che i locali chiusi delle cantine. Si sta infatti assistendo a un calo delle vendite dirette di vino e a una crescita della domanda di ‘esperienze’. Quest’estate si conta di recuperare di certo l’utenza italiana e i turisti che si spostano da paesi limitrofi su gomma. La grossa incognita sono gli arrivi dagli Usa che sono sempre stati molto importanti per il settore e che al di là delle vaccinazioni scontano al momento grandi incertezza sulla ripresa dei voli. Decisivo sarà però il contributo della filiera per aiutare il mondo della ristorazione in grave difficoltà e al quale per primi non vogliamo rinunciare.
Turismo del Vino: il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia
In prima linea ad auspicare una ripartenza della ricettività in cantina il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia: «Il legame tra vino e territori – ha commentato in un’intervista a Il Sole 24 Ore – permette di fidelizzare il turista, dunque di farlo arrivare, rimanere e tornare nel nostro paese. La nostra varietà produttiva e di territori è una enorme opportunità, però occorre organizzarci meglio. L’enogastronomia italiana è una eccellenza assoluta ed è cultura, oltre che agricoltura. Non possiamo però darla per scontata e purtroppo non abbiamo un piano strategico dell’enogastronomia, come invece hanno Guatemala e Cameroon».
Turismo del Vino: il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini
«In questi anni – ha aggiunto il ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini – si è inoltre rafforzata la consapevolezza che il vino è una parte importante dell’identità italiana. In generale all’enogastronomia è attribuita una parte fondamentale da chi sceglie di venire a fare un viaggio in Italia. Tutto questo fa parte della cultura italiana, infatti il vivere all’italiana è una di quelle cose che più funziona al mondo e da questo nasce la volontà di immergersi in una esperienza che comprende anche il cibo e il vino. Si tratta di turismo esperienziale, ed ogni piccolo paese e comune è orgoglioso di trasmettere la sua identità e le sue caratteristiche uniche».
Il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli
Nella ripartenza un ruolo di primo piano potrà venire anche per il settore dell’enoturismo dal Recovery Plan. Ne è convinto il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli: «Il futuro anche del settore vitivinicolo sarà fatto di ricerca, sviluppo e innovazione. Se non c’è connessione non c’è nemmeno futuro, perciò è fondamentale la digitalizzazione che passa attraverso le infrastrutture. In questo modo possiamo fornire i servizi che servono alle aziende. Ci sono poi le nuove tecnologie, che non sono di frontiera perché già esistenti e mature. E queste le dobbiamo rendere disponibili ai produttori e ai consumatori. Vogliamo un turismo ricco, che viene a fare acquisti e vedere cosa c’è intorno ad un prodotto, tutta la realtà che circonda un cibo o un vino. E tutto questo universo con la digitalizzazione sarà sempre più fruibile e diffuso».