
La polemica sul razzismo arriva in cucina e tocca la pasticceria. A finire sotto accusa è “Il Moretto”, detto anche “Negrettino” o “Negretto”. Un tipico dolce ricoperto da uno strato di cioccolato con l’interno di un bianco candido. La sua composizione a base di zucchero, cialda, albume e cioccolato da anni delizia per il palato degli appassionati. A Napoli è conosciuto con un altro nome: “Chicchirichì”, nome dovuto ad una pubblicità degli anni ’80, è rimasto così impresso che è difficile immaginare questo dolcetto con un altro nome. La polemica sul dolcetto col nome svizzero da cambiare, non potrà assolutamente toccare il napoletano Chicchirichì. Altro dolce che non dovrà assolutamente entrare nella polemica, è la famosissima e buonissima Testa Di Moro.
Eccellenza della tradizione dolciaria partenopea, con base di Pan di Spagna, uova, zucchero, vaniglia, rhum, cioccolato e una copertura di codette al cioccolato. Un dolce che entra di diritto nella guantiera di paste della domenica, insieme a babà, sfogliatelle, frolle, cannoli, bignè e chi più ne ha più ne metta. Una cosa è certa, nessuno ha dato dei nome a dei dolci con l’intento di offendere o tantomeno legarli a un concetto di razzismo. Il razzismo è un’altra cosa che va combattuto con le leggi, con la cultura e non bandendo un dolce.