“I Ceci delle Spose”, l’antica tradizione legata al celebre legume: Ecco di cosa si tratta

I Cedi delle sposeAvete mai sentito parlare dei ceci delle spose? La cucina si sa è fatta di tradizioni e quella legata ai ceci delle spose arriva dall’Abruzzo, precisamente da Pescasseroli, in provincia de L’Aquila. Si tratta di un’antica tradizione delle spose di Pescasseroli, che in occasione del matrimonio, fanno preparare circa 60 kg di ceci di cui 30 kg per lo sposo e 30 kg per la sposa.  Questa tradizione dei ceci vuole essere l’augurio di fertilità per la coppia di sposi.

Il rito dei Ceci delle Spose

È un rito antico in cui la comunità si riunisce intorno agli sposi e prepara questi semplici legumi che vengono immersi in un particolare e profumato infuso, successivamente cotti a secco con la sabbia e poi trattati con essenze che li rendono dolci saporiti e unici. La tradizione prevede che i ceci vengono cotti in bucce d’arancia e foglie di alloro, aromatizzati con vaniglia, stecche di cannella spezzate, anice, rum.

La preparazione dei Ceci delle Spose

Solitamente a preparare i ceci delle spose sono le donne della famiglia, tra canti e chiacchiere. Durante i festeggiamenti per il matrimonio vengono affiancati ai confetti, e vanno a completare il tavolo degli sposi mentre il “rito” dà il via ufficiale ai festeggiamenti. I ceci vengono dati poi agli invitati.

I Ceci delle spose: la coltivazione dei ceci 

Il cece (Cicer arietinum L.) è una pianta erbacea della famiglia delle Fabaceae. I semi di questa pianta sono i ceci, legumi ampiamente usati nell’alimentazione umana che rappresentano un’ottima fonte proteica.

Il nome deriva dal latino cicer. È noto che il cognome di Cicerone discendeva da un suo antenato che aveva una caratteristica verruca a forma di cece sul naso. L’epiteto specifico arietinum si riferisce invece alla somiglianza che hanno i semi con il profilo della testa di un ariete.

È stata una delle prime colture domesticate; il cece coltivato deriva da forme selvatiche del genere Cicer, probabilmente da Cicer reticulatum. Le specie selvatiche si sono originate probabilmente in Turchia, mentre le prime testimonianze archeologiche della coltivazione del cece risalgono all’età del bronzoe sono state rinvenute in Iraq; i ceci si diffusero in tutto il mondo antico: antico Egitto, Grecia antica, Impero romano.

Descrizione

La pianta, annuale, presenta una radice ramificata profonda (le più profonde possono arrivare anche a 1,20 m di profondità) che le dona una media resistenza alla siccità. Gli steli sono ramificati, eretti e pelosi con altezza variabile tra i 40 e gli 80 cm. Le foglie sono opposte e composte con 6-7 paia di foglioline ellittiche e denticolate; i fiori possono essere bianchi, rosei o rossi; i semi, rotondeggianti, lisci o rugosi, sono commestibili.

Coltivazione e consumo

I ceci, semi del Cicer arietinum (a sinistra, la varietà indiana e a destra, la varietà europea), sono tra i legumi più coltivati al mondo. Il cece è la terza leguminosa per produzione mondiale, dopo la soia e il fagiolo; la coltivazione avviene principalmente in India e Australia. In Italiala coltivazione non è molto diffusa a causa delle basse rese e della scarsa richiesta. Consumato principalmente in Liguria e in Toscana, dove piatti tipici a base di ceci sono la farinata e la panissa, nelle regioni centrali come minestra e nelle regioni meridionali insieme con la pasta.

La coltivazione in Sicilia

In Sicilia si utilizza la farina di Ceci per produrre le panelle, l’impasto a base di farina di ceci viene fritto nell’olio. Questa pianta trova le sue condizioni ottimali in ambienti semiaridi, nei climi temperati viene seminato a fine inverno, data la sua scarsa resistenza al freddo, e raccolta durante l’estate. La semina avviene tipicamente con seminatrici di precisione o seminatrici da frumento opportunamente regolate in modo da non spezzare il seme. Cicer arietinum (Si noti la somiglianza dei semi al profilo della testa di un ariete).

Questo è disposto a una distanza tra le file di 35–40 cm a una profondità di semina di 5–7 cm e con una densità di 20-30 piante al metro quadro. Per prevenire attacchi crittogamici alla pianta i semi vanno prima conciati. Raggiunta la maturazione il cece può essere raccolto sia con il metodo tradizionale, ormai quasi scomparso, estirpando la pianta e lasciandola essiccare in campo per poi sgranarla a mano o con mietitrebbiatrice con pick-up al posto dell’organo falciante, sia con metodi meccanici con l’intervento di mietitrebbiatrici possibili solo in terreni livellati e su varietà a portamento eretto. Presenta una produzione media di 3.5 tonnellate per ettaro con produzione di paglia dalle scarse qualità nutrizionali per utilizzo zootecnico.

Il consumo dei ceci

Durante il suo ciclo necessita di una concimazione di 40–60 kg/ettaro di fosforo. Per quanto riguarda il fabbisogno di azoto, esso è fornito dai batteri del genere Rhizobium che, in simbiosi con questa pianta, si occupano della fissazione dell’azoto atmosferico nel terreno. Il cece non sopporta terreni troppo fertili che gli comportano una bassa allegagione, argillosi per asfissia radicale o ristagni idrici.

Avversità

Tra i funghi che colpiscono il cece vi sono l’antracnosi (Ascochyta rabiei), la ruggine (Uromyces cineris-arietini) e il marciume carbonioso (Macrophomina phaseolina). Gli insetti maggiormente dannosi sono il tonchio dei ceci (Callosobruchus ornatus) e la mosca minatrice del pisello (Phytomiza atricornis).

 

 

 

 

 

 

 

 

Lascia un commento, dì la tua.