L’ingrediente principale: il ginepro
Parlare di Gin oggi è cosa abbastanza comune, ma volendo partire dalle basi non si può trattare l’argomento senza parlare del ginepro. Il ginepro è il Re indiscusso tra le tante botaniche utilizzate nel Gin, e vanta ben 65 diverse varietà. É una pianta con poche esigenze idriche, per cui è facile trovarla in luoghi non facilmente popolabili da altre piante: in particolare montagne, dove le frequenti gelate rendono l’acqua scarsamente disponibile e gli ambienti mediterranei, dove l’aridità la fa da padrona nei mesi estivi. I coni della pianta, appunto dette “bacche di ginepro” si usano anzitutto in cucina come spezia per salse e sughi, piatti di selvaggina e stufati di carne, per i crauti, nonché per la fabbricazione di distillati: in Alto Adige un prodotto locale è il Kranewitter.
La nascita ed il declino
É utilizzata sin dall’antichità per le sue innumerevoli proprietà aromatiche, cosmetiche e medicamentose. I primitivi ad esempio si nutrivano delle sue bacche, gli Egizi lo utilizzavano nella cosmesi e nell’imbalsamatura. Nel Medioevo invece già se ne sfruttavano le doti curative e antinfiammatorie per lo stomaco e i reni. Grazie alla Scuola Medica Salernitana abbiamo le prime prove scritte della produzione di un “pseudo-Gin”, infatti nel Compendium Salernitanum, manoscritto medico del XII secolo, si parla chiaramente di un distillato di vino infuso con bacche di ginepro.
Insomma, dalla nascita ad oggi, il Gin ha attraversato molti periodi bui nei quali si è guadagnato pessima fama che ne ha condannato il consumo. Nel XVIII secolo in Europa settentrionale la sua diffusione era tale da diventare la bevanda più consumata dalle fasce sociali più povere; rovinose furono le ripercussioni sull’ordine pubblico, sulla sicurezza che scatenarono un vero e proprio allarme sociale.
La cattiva fama e l’accezione di prodotto di scarsa qualità ha così accompagnato il Gin per lunghissimo tempo. Distillati come il Whisky ed il Cognac prendono il suo posto, ed ancora dopo il Rhum e la Vodka.
Gin alla riscossa
Finalmente il Gin è tornato, alla fine degli anni ’80 infatti, con la spinta data dal lancio di un nuovo prodotto, Bombay Sapphire, il Gin si impone fortemente sul mercato ed intraprende una lunga ascesa verso il successo, sino a divenire negli ultimi anni tra i distillati più apprezzati e consumati al mondo. Oggi il suo mercato è in continua evoluzione, sempre più attento alle esigenze del consumatore, con una vasta offerta di prodotti e tipologie. I grandi classici si attengono alle ricette storiche, mentre i contemporanei hanno variato l’aromatizzazione con spezie, frutta, radici, fiori e verdure mai utilizzate prima. Un esempio sono gli Sloe Gin aromatizzati alle prugnole selvatiche, gli Old Tom leggermente più dolci e i Cordial Gin. Inoltre è possibile trovare prodotti invecchiati in barrique e prodotti artigianali che utilizzano esclusivamente materie prime locali, insomma ce ne sono per tutti i gusti.
Ad ognuno il suo Gin
Proprio per la vasta offerta di prodotti sul mercato e regole poco chiare per la produzione, proviamo a fare chiarezza per districarci nella scelta del nostro prodotto ideale. Partiamo dicendo che a differenza della maggior parte degli alcolici, il cui nome deriva dal distillato di base, il Gin è definito dal profilo aromatico a prescindere dalla base alcolica, che può essere di origine cerealicola (maggiore qualità) o di origine vegetale (minore qualità).
“Il Gin da regolamento (CE) n110/2008 è la bevanda spiritosa ottenuta da distillazione di alcol agricolo mediante aromatizzazione di botaniche, tra le quali deve predominare il Ginepro e si suddivide in tre principali tipologie: Gin(Compound), Distilled Gin, London Dry Gin”
Gin (Compound)
Prodotto di base della categoria si ottiene quando tutte le botaniche vengono aggiunte direttamente allo spirito con almeno 96° alcolici senza ulteriore distillazione ma semplicemente per macerazione. Il prodotto deve avere almeno 37,5° alcolici.
Distilled Gin
Questa tipologia si ottiene tramite distillazione di uno spirito rettificato con almeno 96° alcolici assieme a bacche di ginepro e altre botaniche, al quale si possono aggiungere aromi naturali. Il prodotto deve avere avere almeno 37,5° alcolici.
London Dry Gin
Tipologia storica e più famosa che nonostante nasce a Londra non è assolutamente una denominazione di origine. Il London Dry Gin si ottiene dalla distillazione in alambicchi tradizionali o in corrente di vapore di uno spirito in cui si è fatto macerare ginepro e altre botaniche per un periodo non superiore alle 24 ore, il risultato della distillazione non deve superare i 70° alcolici, deve avere massimo 0,1 g/l di zuccheri e il prodotto finale deve essere imbottigliato tra i 37,5° e 57° alcolici.
Nessun disciplinare regolamenta l’utilizzo di altre specie botaniche, che non è in nessun modo obbligatorio.
Insomma i Gin sono tantissimi e tutti diversi tra loro non ti resta che trovare quello più vicino ai tuoi gusti: buon Gin a tutti!