Autoctono Campano, la community a sostegno dei vini del nostro territorio

Collettivo nato su Instagram con l’intento di valorizzare e promuovere i vitigni autoctoni della Campania, progetto che ha preso forma durante il lockdown, si è sviluppato e si è arricchito sempre più fino ad organizzare visite ad hoc nella nostra Regione.

Nelle giornate del 16 e 17 ottobre si è svolto nell’Alto Casertano un tour che ha visto coinvolti ben 20 winelovers provenienti da tutta Italia, accomunati dalla passione per il buon vino e il patrimonio vinicolo della Campania. Dalla terra al vino, un incredibile viaggio alla scoperta dei vitigni autoctoni di un territorio tanto caro ai Borbone. Protagonisti indiscussi dell’evento il Pallagrello, sia bianco che nero, e il Casavecchia. Il gruppo ha infatti avuto modo di approfondire questi vitigni grazie alla visita di tre cantine tra Caiazzo e Pontelatone: Ale.pa, Masseria Piccirillo e Vigne Chigi

Paola Riccio- Ale.pa

Il viaggio nelle terre tanto amate dai Borbone inizia da Ale.pa, azienda vinicola di stampo artigianale A bordo vigneto la signora Paola ha accolto i winelovers come si fa con amici di vecchia data a casa propria, intrattenendoli inizialmente con assaggi dei pet-nat prodotti dall’azienda solo come riserva personale. Tra aneddoti e momenti culturali i vini assaggiati sono stati:

  • Il Riccio, pallagrello bianco icona dell’azienda, nell’annata 2013, a dimostrazione della longevità di questo vitigno. Vino che ha conquistato per il suo colore oro puro e per accattivanti profumi balsamici
  • Privo l’Eretico, pallagrello bianco sotto tutt’altra veste, parliamo infatti di un vino macerato che affina in botti di castagno. Assaggio originale e sorprendente.
  • Casa di Campagna, blend di falanghina e greco, a rappresentazione del vino della casa fin dai primi tempi di vinificazione dell’azienda. Vino schietto, dalla piacevole freschezza e sapidità e dalla bella beva

Masseria Piccirillo

Il tour prosegue a casa di Carmine Piccirillo, produttore di Masseria Piccirillo, piccola azienda di 3 ettari vitati a due passi dall’Alepa Giovanni, l’enologo e figlio di Carmine, subito affascina i membri del team con il racconto del suo avvicinamento al vino e al progetto di tesi, sviluppato con la collaborazione di un grande nome del vino, il professor Luigi Moio, da cui è nato Prima Gioia, Metodo Classico ottenuto dal Pallagrello bianco.

La serata è cominciata proprio con l’assaggio dell’ultima annata del Prima Gioia, la 2019, Millesimato lasciato circa 20 mesi sui lieviti e che per il 30% affina in botte ottenendo una bollicina dalla spuma delicata e dall’assaggio morbido e fresco. Il gruppo ha inoltre avuto l’onore di attingere alla riserva personale di Giovanni, degustando la 2013, annata iniziale, rimasta fino a quella sera in affinamento sui propri lieviti. L’assaggio ha regalato tante sorprese, con un buoquet di profumi complesso e molto accattivante.

Non è mancato il momento ad alto contenuto didattico grazie al confronto tra i Vini Alois e quelli dell’azienda: stesse uve, ma espressioni completamente diverse per la differente composizione dei terreni. E così si sono scoperte le caratteristiche dei vini di Carmine derivanti da suoli argilloso-calcacarei e delle uve di Alois allevate su terreni vulcanico-sabbiosi. I primi dalla spiccata acidità e caratterizzati da netti sentori
fruttati, i secondi dotati di grande struttura e complessità gustativa

Vigne Chigi

L’ultima tappa ha avuto luogo tra le vigne di Pontelatone, ospiti di Vigne Chigi. Dopo una piacevole passeggiata tra i vigneti di Casavecchia si è andati alla scoperta dei loro vini. Il gruppo ha potuto assaggiare le diverse declinazioni del Pallagrello, a partire dalla vinificazione in rosato del Pallagrello nero, con il loro Rosa Canina, immergendosi a pieno nella cultura dei Borboni. L’azienda è infatti fortemente legata alla Reggia di Carditello e ai quadri presenti al suo interno, al punto di riportare in etichetta gli storici cani da caccia della famiglia reale.

Particolarmente accattivante il Pallagrello Bianco, perfetta espressione del territorio, vino derivante da suoli tufacei che attribuiscono al vino piacevolissimi profumi e una spiccata mineralità. Ottima conclusione con il Cretaccio, Casavecchia Riserva, vino portavoce di tanta complessità e personalità nel bicchiere.

Un weekend dall’alto impatto sociale e culturale, esperienza per cui vanno ringraziati gli ideatori di questo ambizioso progetto.

Di seguito i loro profili Instagram e l’account del gruppo
@nellogatti @ma_lafra @megliodibere_vino @adrianofasan @stefano_franzoni
@autoctonocampano

Un articolo di Rossella Carandente.

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