5 domande sulla IGA, e la sua rivincita storica

Sembrerebbe che la IGA, acronimo di Italian Grape Ale, recentemente inserita tra gli stili del BJCP e riconosciuto come unico stile 100% Made in Italy, abbia in realtà origini molto più antiche di quanto si pensi, e questo potrebbe cambiare di sicuro l’approccio e lo storytelling che ruota attorno a questi prodotti, oggi rappresentativi dell’Italia brassicola.

Chi è questo “signore”?

E’ Patrick Edward McGovern, direttore scientifico del laboratorio di archeologia biomolecolare per cucina, bevande fermentate e salute presso il Museo dell’Università della Pennsylvania a Filadelfia, dove è anche professore aggiunto di antropologia. E’ conosciuto anche come l’ “Indiana Jones of Ancient Ales, Wines, and Extreme Beverages”.

Chi è quest’altro “signore”?

Lui è Sam Calagione, fondatore della Dogfish Head Craft Brewery, una fabbrica di birra artigianale nel Delaware, considerato il pioniere del movimento birraio americano e mondiale fin da quando iniziò la produzione dei suoi visionari prodotti nel 1995.

Che posto è questo?

Nel 1957 venne portata alla luce una tomba, del Re Mida o di suo padre Gordio. Ciò che colpì gli archeologi a parte il corpo di un uomo di età compresa tra 61 e 65 anni, alto 1,59 metri, furono il gran numero da oggetti funerari, tra cui tavoli, situle (contenitori) in bronzo e ciotole che si dice facessero parte della festa funeraria. Nessun oggetto era però d’oro.

Quale fu il vero “tesoro” ritrovato?

I tesori ritrovati furono 3:

  • Acido tartarico, che a causa del lievito sulle bucce di alcune uve fermenta naturalmente nel vino, specialmente in un clima caldo
  • Miele contenente anche lievito che lo farà fermentare nell’idromele
  • Ossalato di calcio che indicava la presenza di birra d’orzo

Nessun liquido fu trovato. Tecnicamente era una bevanda mista fermentata o estrema, non solo una birra, ma un vino e idromele tutto in uno. Il professor McGovern diede luogo ad una vera e propria gara fra birrifici indipendenti sfidandoli a dare di nuovo vita ad una bevanda dalle origini antichissime.
Da notare che l’agente amaricante utilizzato non era il luppolo (introdotto in Europa solo molti secoli dopo), ma la spezia più costosa al mondo, lo zafferano. La Turchia era rinomata per questa spezia nell’antichità e, sebbene non l’abbiamo mai provata, l’intenso colore giallastro degli antichi residui potrebbe essere dovuto allo zafferano.

Se mettiamo insieme l’Indiana Jones delle bevande, il guru della birra e le tracce ritrovate nella
tomba cosa ne viene fuori?

Viene fuori la Midas Touch, a vincere la gara fu infatti Sam Calagione. Questa è stata la prima birra della nostra serie Ancient Ales. Questa birra dolce ma secca è prodotta con ingredienti trovati in recipienti per bere di 2.700 anni dalla tomba del re Mida. Da qualche parte tra birra, vino e idromele, Midas Touch appagherà il bevitore di chardonnay e quello di birra allo stesso modo. Per anni Dogfish Head ha lavorato con l’archeologo biomolecolare Dr. Patrick McGovern per dare vita alle Ancient Ales. (dal sito Dogfish).

Conclusioni

Possiamo a questo punto considerare da un lato il posizionamento delle IGA all’interno del BJCP non sufficientemente dignitoso* viste le antiche e nobili origini del mix fra orzo e uva, e dall’altro riconsiderare lo stile IGA come l’unico prodotto brassicolo di origine italiana?

* IL BJCP inserisce infatti le IGA all’interno della Categoria 29 (Birra di frutta) come uno stile tutto italiano all’interno del quale le metodologie produttive sono le più svariate.

Vorresti capirme di più sulla tua pinta?

 

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